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Ecco che con l’arte, l’anima del marmo prende corpo: “ho imparato a liberare la voce delle pietre. C’è sempre stata, solo che nessuno gli aveva prestato attenzione”. (Pinuccio Sciola)

Classificazione del marmo

Gli innumerevoli “volti” del marmo

Sin dai tempi più remoti, i marmi sono stati denominati in base al loro colore.
Troviamo innanzitutto la grande categoria dei marmi bianchi, di cui si trovano tante varietà. Si tratta dei marmi maggiormente venduti e commercializzati e vengono utilizzati per pezzi architettonici e decorativi.
Famosissimo in tutto il mondo è sicuramente il Marmo bianco di Carrara. Questa roccia metamorfica è formata da cristalli di carbonato di calcio di dimensioni microscopiche ed è caratterizzata da una pasta di fondo omogenea a granuli brillanti, il cui colore varia dal bianco purissimo al grigiastro con venature sfumate che lo attraversano in modo discontinuo. La varietà di Marmo di Carrara più nota è il Marmo Statuario, che è stato utilizzato dai grandi maestri scultori del passato: Il noto “David” di Michelangelo è fatto di marmo bianco di Carrara.
A seguire, ma non per minor importanza, si trovano i marmi colorati, che possono essere monocromi (con colorazione uniforme) o policromi (con tante varietà di pigmentazione).
I marmi monocromi si trovano in precise colorazioni:

  • Marmi gialli, in cui la materia che domina è l’argilla. Sono marmi molto resistenti agli agenti atmosferici e per questa ragione vengono utilizzati principalmente per i rivestimenti esterni;
  • Marmi rossi, prendono il loro colore dall’ematite rossa. Si trovano in varie sfumature che vanno dal rosa al rosso intenso. Pur essendo molto diversi dai marmi gialli sono anch’essi assai resistenti alle temperature fredde e all’umidità e quindi vengono utilizzati sempre per le lavorazioni esterne;
  • Marmi neri, la loro anima è di natura carbonica. La loro colorazione varia dal grigio più o meno intenso al nero assoluto. Per la loro bellezza, questi marmi vengono scelti per le realizzazioni artistiche e di pregio come vasi, colonne, interni delle chiese, oppure per i rivestimenti interni, nelle pavimentazioni e piani mobili;
  • Marmi verdi, la loro colorazione è dovuta a pigmentazioni di tipo ferroso, cloritico e serpentinoso. I marmi verdi sono, a differenza degli altri tipi di marmo, composti da materiali di natura molto eterogenea e di diversa origine geologica. Sono marmi che vengono utilizzati prevalentemente nei rivestimenti decorativi di case, chiese e palazzi.

Per classificare i marmi policromi si utilizza il nome del colore dominante o quelli del loro aspetto: “arabescati” per i disegni complicati che ricordano appunto gli arabeschi, “cipollini” per le venature disposte a strati sovrapposti.
Generalmente per facilitare la loro identificazione, si unisce il nome del colore a quello della località di provenienza: Bianco di Musso, Verde di Cesena, Verdone di Calabria, Nero Varenna, ecc.
A volte è solo la località di origine che identifica il marmo: Carrara, Chiampo, Mondragone, Trani, Botticino.

I marmi sardi

La Sardegna era ed è conosciuta in tutto il Mediterraneo come terra abbondante di ottime risorse litiche. È rinomata per i suoi graniti, ma è altrettanto ricca di giacimenti di basalti, trachiti e calcari. Tra questi ultimi spicca in assoluto, per quantità di giacimenti e rilevanza commerciale il “Marmo di Orosei”. Questo marmo proviene da una grande formazione carbonatica, in corrispondenza del Monte Tuttavista (805 m.), di età Giurassico-Cretacea. Questo tipo di marmo presenta una colorazione che varia dal beige-crema al nocciola, con venature brune di calcite. Rientra così nella categoria dei marmi “colorati”, e è definito classico perché non passa mai di moda e la sua domanda rimane stabile nel mercato internazionale.
Questo marmo ha diverse applicazioni nell’edilizia sia per gli interni che per gli esterni, inoltre ha avuto vari utilizzi anche artistici. Non a caso è stato utilizzato anche dal Maestro Pinuccio Sciola per la realizzazione di alcune delle sue “Pietre sonore”.
Ecco che con l’arte, l’anima del marmo prende corpo:

“ho imparato a liberare la voce delle pietre. C’è sempre stata, solo che nessuno gli aveva prestato attenzione”. (Pinuccio Sciola)

Fonte: L’estrazione e la lavorazione del marmo, editrice San Marco Srl, 1967.

 

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